Semplicemente

lunedì 29 aprile 2013

Fa terribilmente strano

Fa terribilmente strano.
Strano ricevere un suo messaggio con una richiesta che non ti aspettavi.
Strano leggerlo e pensare che lei ti vuole per un motivo e tu, la vuoi per un altro.
Strano iniziare a parlare dicendo cose che da mesi sono rimaste nel cuore e che per la prima volta sono uscite, in modo naturale.

Strano sentire il suo disappunto perché le hai fatto notare dei piccoli difetti, riderle in faccia e capire che il suo disappunto è solo di facciata, perché, in realtà, lei ama e vuole la tua sincerità e sa perfettamente che non ci sarà mai difetto al mondo che te la farà vedere con occhi diversi.
Strano farle quella domanda, sapendo già la risposta perché in fondo, il tuo cuore, l'ha sempre saputa e, la tua mente, l'ha sempre temuta.
Strano sapere che le piacerebbe ♪ semplicemente saper essere felice con te, eppure...non ce la fa.
Strano non poter cambiare perché, per quanto uno ci si metta di impegno, per quanto uno le desideri, purtroppo, alcune cose, non le puoi cambiare.
Strano non poter superare tutto con la forza dell'amore.
Strano non poterle dire "Amore, non mi importa se stai per andare a letto, preparami il caffè, ho voglia di vederti e sentirti addormentare".
Strano pensare a quante cose vorresti farle, vorresti donarle e non lo puoi fare.
Strano non poterla vivere nel suo quotidiano, non poterle dire "Stasera prendo la pizza e porto un dvd, togliti i tacchi, che sei bellissima in tenuta da casa".
Strano non capire fino in fondo che la sofferenza è anche sua, che sai bene che lei ti vorrebbe tra le braccia di un'altra, ma tu, non riesci ad accontentarla.
Strano essere così maledettamente in sintonia, eppure non esserlo nella cosa fondamentale.
Strano avere sempre e comunque voglia di lei, di sentire il suo profumo, di vedere e sentire le sue risate, così piene di vita, così contagiose da essere irresistibili.
Strano volerla dividere con qualcuno pur di averla.
Strano non poter essere il suo faro, pur sapendo che mai nessuna luce la illuminerà come potresti illuminarla tu.
Strano sapere che quando ride con te, lo fa anche il suo cuore e che non ci sono altri che la fanno stare a suo agio come la fai stare tu, anche se lei non lo ammetterà mai, anche se lei non lo capirà mai.
Strano pensare di essere quel pezzo di puzzle mancante, ma non riuscire a farlo capire al suo cuore.
Si, essere innamorati a senso unico, fa terribilmente strano.

domenica 28 aprile 2013

La bolla di sapone

Chiamatelo destino, chiamatelo coincidenza, chiamatelo semplicemente come vi pare… ad ogni modo, allo scadere dell’anno l’ho rivista.
Forse dovevo aspettarmelo, era una ricorrenza abbastanza importante, o forse avevo smesso di sperarci e quindi, il mio cuore, non si era posto nemmeno il problema che, forse, in quel giorno, l’hai rivista.
Le cose sono andate un pò diversamente rispetto alla prima volta, ma era inevitabile… di cose nel frattempo ne sono successe una marea…
La prima volta c’era solo curio sità, unita ad una sana dose di voglia di scoprire, di capire, di conoscere, di interagire.
Ieri invece… tutto questo era già stato fatto, la scoperta, la comprensione, la conoscenza, l’interazione…
Ieri c’era solo la voglia ed il piacere di starsi accanto, di essere nello stesso posto, di gustarsi la risata, di rendersi conto che nonostante tutto e tutti, alcune cose rimanevano comunque nostre, uno spazio infinitamente piccolo in cui nessuno è mai riuscito, e mai riuscirà, ad entrare, a capire.
Non l’ho persa di vista un attimo. I miei occhi l’hanno osservata in ogni secondo e so che l’hanno fatto con discrezione, so che nessuno l’ha notato, so che probabilmente non l’ha notato neppure lei… ed è stato un bene, perchè inevitabilmente l’avrebbe condizionata.
Ho visto il suo essere complice con le amiche di sempre, ho visto il suo telefono squillare per l’arrivo dei messaggi ed il suo cercare di rispondere senza essere scortese nei confronti di chi le stava parlando, ho visto il suo essere bastone e carota con chi le stava di fronte, ho visto il suo farsi abbracciare da uno che, a quasi 40 anni, gira ancora con il cappellino da teenager.
Ho visto ogni sua mossa e non me ne vergogno, perchè sapevo che ogni suo gesto era qualcosa che non vedevo da molto tempo e che non vedrò per altrettanto tempo.
Serata normale tutto sommato, niente di speciale, troppa gente che si conosce a grappoli, inevitabile la formazione di gruppi di “dialogo”, dove ognuno parla con il vicino di sedia e poco oltre.
Di tutto questo in realtà non mi fregava molto, i miei vicini di sedia erano gli unici con cui volevo conversare.
C’erano gli amici di una vita, quelli che hai visto crescere, quelli con cui hai condiviso i primi amori, le prime delusioni, quelli che sai che comunque vadano le cose, loro ci saranno.
C’erano gli amici nuovi, quelli che hai conosciuto da poco, in qualche occasione simile, con cui hai scambiato qualche battuta o qualche opinione, quelli che ancora non conosci bene, ma tutto sommato ti sembrano delle piacevoli persone.
C’era lei, lei che hai conosciuto, hai amato. Lei con cui ha riso, sorriso, pianto. Lei che è entrata come un uragano nella tua vita e ne ha lasciato i segni sopra ogni cm del tuo corpo e della tua anima. Lei che non avresti mai pensato di incontrare, ma che forse in un’altra vita, ha vissuto all’unisono con te.
Si, i miei vicini di sedia erano gli unici con cui volevo conversare.
Diciamo che tutto sommato è stata una serata abbastanza piacevole… fino a quando, non è arrivato il momento di alzarsi.
Lì ogni certezza è andata in fumo, il mio carattere sempre diretto e troppo cristallino, è andato a farsi fottere.
Non ho saputo fermarla, non ho saputo dirle “Ti riaccompagno a casa io”, non ho saputo dirle nulla.
L’ho salutata, come ho salutato tutti gli altri, pur sapendo che, forse, non l’avrei più rivista.
Ho raggiunto la macchina ed ho iniziato a vagare per quelle vie che ormai conoscevo benissimo.
Ho girato e rigirato, percorrendo le stesse strade che avevo percorso una notte con lei… a casa non avevo nessuno che potesse essere in pensiero per me, avevo tutto il tempo che volevo, che mi serviva.
Ho sperato fino all’ultimo che mi arrivasse un suo messaggio, che mi dicesse di andare da lei e, come ogni volta, ho sperato invano.
So perfettamente che la sua vita è ormai distante mille anni dalla mia.
So perfettamente che le sue amicizie non sono le mie.
So perfettamente che non potrò mai averla.
So perfettamente che niente di quello che faccio, o dico, me la restituirà.
So perfettamente che il mio dolore rimarrà solamente mio ed ogni lacrima nascerà e morirà sul mio viso senza essere vista da nessuno.
So perfettamente che la vita è così: una grande bolla di sapone, in cui ognuno di noi ripone i propri sogni, le proprie speranze… ma come ogni bolla di sapone, prima o poi, al primo alito di vento, scoppia e tutti i sogni e le speranze contenute al suo interno, si disperdono nel cielo, destinate a non tornare mai più.
 
Immagine3 

sabato 27 aprile 2013

Il cerchio della vita

La vita è proprio strana, siamo circondati di persone infelici, persone che sono alla continua ricerca di qualcuno... che non vuol farsi trovare.
Conosco poche persone capaci di dire "Sono felice", tendenzialmente hanno tutte un velo di tristezza, chi per un motivo, chi per un altro, nessuno riesce ad essere veramente felice.
A volte basterebbe poco, eppure...
Eppure la ricerca della felicità è una cosa comune ai più, ma i più, confondono la parola felicità con le parole: amore, benessere tranquillità, salute.
No, la felicità è un concetto molto più ampio, è un'essenza.
Non è tangibile in nessun modo e, cosa più importante, è un concetto puramente soggettivo.
La felicità per un bimbo è un giocattolo nuovo, per un adulto è avere lavoro, soldi, amore e successo, per un anziano è avere la salute.
Passano le generazioni e cambia il concetto di felicità, eppure tutti siamo stati bambini e tutti diventeremo anziani.
Cambia il nostro corpo e con lui la nostra percezione delle cose, delle sensazioni, delle emozioni...
Solo una cosa non cambia mai: la ricerca.
A volte osservo i miei amici e penso che, probabilmente, nessuno di loro è felice.
C'è sempre un motivo per lamentarsi, serio o futile che sia, non importa, anche quello è soggettivo.
Chi cerca un lavoro e non lo trova. Chi lo ha e non lo ama.
Chi cerca i soldi e non sa come trovarli. Chi li ha e li spreca.
Poi c'è la categoria dei romantici, quelli che, se hanno l'amore, va bene tutto... che potrebbe essere anche una teoria valida, ma al lato pratico... desta qualche perplessità.
Si, l'amore è senza dubbio uno dei perni della nostra vita, ma spesso e volentieri è un compromesso a cui non siamo disposti a sottostare in eterno.
Vorrei quella persona solo per me, ma mi accontento delle briciole.
Vorrei una persona con determinate caratteristiche, ma mi tengo quella che ho.
Vorrei l'amore per sempre, ma per il momento vivo alla giornata.
Si va a compromessi... e dopo i primi tempi dove tutto va bene, si arriva ad un punto in cui...non ci si accontenta più.
Io, dal canto mio, credo di aver vissuto grandi amori e amori di letto, ma visto l'evolversi delle cose... direi che nemmeno io ho saputo accontentarmi.
Oggi, esattamente ad un anno dalla prima volta che ho conosciuto Cuore Mio, ho la ferma consapevolezza che non devo, non posso e non voglio più accontentarmi.
Con Lei ho passato momenti indimenticabili, attimi di puro piacere, fisico e mentale, che rimarranno nel mio cuore per sempre, ma, a distanza di un anno, mi rendo conto che di Lei non so più nulla.
Non so più cosa fa, cosa, pensa, chi frequenta, dove viaggia per lavoro, che esami sta facendo, che problemi affliggono il suo cuore...
Già, di Lei non so più nulla.
Ci metto un pò a capire le cose, ma poi ci arrivo...
Rileggendo i miei post mi rendo conto che sono quasi tutti basati su ricordi o sogni...non vi è nulla di nuovo.
Nessuna gita insieme, nessuna serata al lago, nessuna cena fuori, nessuna chiacchierata in auto, nessuna domenica sul divano... nulla.
Per quanto tremendamente importanti, per quanto profondamente impressi, non si può vivere solo di ricordi.
Oggi questa storia finirà, il cerchio si deve chiudere.
Finirà ogni speranza di averLa ancora nella mia vita, finirà ogni illusione di mancarLe come Lei manca a me, finirà questo blog che, per mesi, ha raccolto i miei sfoghi e le mie emozioni.
Poserò la penna e mi rassegnerò al fatto che... non ci deve accontentare.
Mai.

 
 

giovedì 11 aprile 2013

La pioggia

Piove.
Una pioggia sottile, quasi impalpabile, che si sente più per l'umidità che crea che non per il suo bagnare.
È abbastanza fastidiosa, soprattutto in macchina, non si sa mai a che velocità far andare i tergicristalli.
È una di quelle giornate che stanno volgendo al termine, ma il cambio dell'ora ci ha regalato qualche ora di luce in più, quindi il buio ancora non si è fatto vedere.
Sono in auto, in coda.
La pioggia crea disagi, è noto, soprattutto perché mette in campo tutti, anche quelli che solitamente tengono l’auto in garage come cimelio.
Tangenziale bloccata, sono all’altezza di un sottopasso, tre macchine davanti alla mia hanno pensato di incontrarsi e scambiare due chiacchere, i loro proprietari invece, si stanno scambiando qualche bestemmia.
Era inevitabile… parlo delle bestemmie.
Con la coda dell’occhio vedo che la fila di fianco alla mia avanza. Chissà perché sono sempre nella fila sbagliata…
Ah no, ora sono fermi anche loro.
Mi giro, c’è una sagoma familiare al mio fianco… certo, macchine così ce ne sono in giro, ma una così alla guida… c’è solo lei.
Il cuore mi si ferma in gola.
Quant’è che non la vedo?
Due mesi? Si… giorno più giorno meno.
Due mesi che non la vedo, eppure il suo profilo lo potrei disegnare ad occhi chiusi, donando le giuste proporzioni alla sue labbra, al suo naso, alle ciocche di capelli che le scendono sul volto…
Due mesi senza vederla e venti giorni che non la sento.
All’improvviso si gira verso di me. Forse il mio sguardo si è fatto insistente o forse il suo intuito le ha suggerito di farlo.
Siamo in colonna, tutti fermi, alcuni hanno addirittura spento i motori.
Potrei scendere, fare il giro dell’auto ed andare a salutarla… oppure…
Oppure lo fa lei, nel medesimo istante che io apro la portiera per andare da lei.
Ci incrociamo davanti alla sua auto, la pioggia continua incessante, ma la cosa non sembra preoccuparci.
Ci guardiamo, le nostre labbra accennano un sorriso e senza dire una parola ci abbracciamo.
Non so come sia possibile, ma da quando abbiamo aperto quelle portiere, sembra che i nostri corpi agiscano in simbiosi, come se ci guardassimo allo specchio.
Ci abbracciamo per qualche istante, poi d’improvviso lei si stacca, si allontana un po’ e, guardandomi negli occhi, mi dice “Non mi basta”.
No, non basta nemmeno a me. Averla tra le mie braccia per qualche secondo non mi basta, voglio di più.
Non so di preciso che espressione posso aver fatto, ma so che lei ha capito.
Le gocce di pioggia stanno diventando pesanti, i nostri vestiti sono quasi da strizzare, ma nonostante questo, i nostri occhi continuano a guardarsi.
Non mi dice nulla, si volta e risale in auto.
Io non capisco, ma non mi pare intelligente rimanere lì…
Salgo in auto pure io, sembra che la fila inizi a muoversi.
Appena accendo il motore sento il telefono suonare… è un suo messaggio: “Ti va di venire a cena da me stasera?”.
Che domande… risposta scontata… anche perché mangerei lei.
In realtà avrei un sacco di cose da fare, ma qualsiasi impegno viene sempre e comunque dopo di lei, è sempre stato così e, credo, lo sarà per sempre.
La sua fila, ovviamente, parte prima della mia. Appena la vedo avanzare mi arriva un altro messaggio: “Non hai risposto… ma ti aspetto”.
Ora non so che fare, rispondo o lascio stare?
Chiaro che mentre sto pensando al da farsi ho già fatto un cambio di corsia: se lei va, io la seguo…
Non so qualche trucco abbia la sua macchina, ma in meno di un minuto è già sparita dalla mia vista…
La cosa, a dire il vero, non mi preoccupa più di tanto, conosco talmente bene la strada per arrivare da lei che a volte, involontariamente, passo davanti a casa sua anche se devo andare dalla parte opposta della città.
Non so quanto ci ho messo ad arrivare a quell’incrocio, ma sicuramente lei è già a casa da almeno dieci minuti.
Parcheggio, spengo l’auto e guardo il suo balcone.
L’ultima volta che l’ho guardato così intensamente la ricordo ancora… è stato un lungo arrivederci, che altri chiamano… addio.
Non suono il campanello, ma le scrivo un messaggio: “Sono qui”.
Non importa se non lo legge subito, posso aspettare.
La pioggia continua a cadere, la vedo e la sento cadere sui finestrini, ma il suo picchiettare viene interrotto da un messaggio: “Sali”.
Entro dal portone e, in ascensore, mi rendo conto che l’acqua non mi ha certo aiutato ad essere presentabile.
Arrivo al suo piano.
Lei, come spesso succede, non è alla porta, ma appena la apro mi si avvicina.
Non so come abbia fatto, ma è già quasi asciutta, in “tenuta da casa”!
Sorrido, non tanto per la velocità nel cambiarsi, quanto perché ricordo la prima volta che è successo… quasi si vergognava di mostrarsi in tenuta da casa…
Oggi, invece, è una cosa normale… ed io amo questa normalità!
Mi fa accomodare, mi dice se voglio qualcosa per asciugarmi, sparisce ed un attimo dopo riappare con una felpa asciutta.
Non so di chi sia quella felpa, sicuramente non sua, ma… sinceramente non mi pongo il problema, la prendo e mi cambio.
Ora ho una parvenza quasi normale.
Si è fatta una certa ora, potrebbe essere il caso di cenare, ma né io né lei abbiamo fame.
È tutto così strano…
Solitamente i nostri incontri sono caratterizzati da mille parole ed un silenzio… oggi invece…
Forse non abbiamo più niente da dirci?
Non credo proprio… di cose da raccontare ce ne sarebbero…
Forse non sappiamo da dove iniziare?
Nemmeno…
Forse, semplicemente abbiamo voglia di assaporarci l’anima…
Sarà strano, ma l’ho sempre detto: quella casa mi è sembrata familiare dalla prima volta…
Entro in sala, prendo il telecomando e mi accomodo sul divano…
Lei mi guarda, sorride, forse perché consapevole che sono a mio agio e la cosa, secondo me, le fa piacere.
Va in cucina, non mi chiede se voglio un caffè (!), ma prende qualcosa da bere e poi torna…
La stanza è un po’ in penombra, si, abbiamo cambiato l’ora, ma non siamo ancora in piena estate… la luce è decisamente diminuita rispetto a prima, dalla finestra entra ancora qualche spiraglio di debole luce, ma basta per farmela ammirare in tutta la sua bellezza…
Posa i bicchieri, si sistema il cuscino e si sdraia sul divano, di fianco a me.
Ho come un déjà vu e sento che lo ha avuto anche lei.
Si allontana leggermente… non faccio una piega, sapevo l’avrebbe fatto.
Le passo il telecomando. Lei inizia a schiacciare i tasti in modo causale, non segue una logica e non cerca nessun canale in particolare.
Rido, so che è imbarazzata.
Si gira e mi fa quella smorfietta che le riesce tanto bene!
Mi sdraio dalla parte opposta rispetto a lei, ora non può più avere timore, né imbarazzo.
Smette di cambiare canale, si ferma a guardarmi e mi dice di andare accanto… In quella frazione di secondo il mio cuore ha smesso di battere.
Ho preso il cuscino e l’ho posato accanto al suo…
Siamo lì, come lo eravamo quasi un anno fa… nella stessa posizione, ma, forse, con qualche timore in più… eppure…
Eppure le nostre labbra si ritrovano, oggi come allora.
Non so se questa volta lei ha tenuto gli occhi aperti… ma so che i miei avrebbero voluto restare chiusi, perchè, nel momento in cui si sono aperti, hanno capito che si sono svegliati da questo lungo, intenso, bellissimo… sogno.
 

domenica 10 marzo 2013

Come si fa

Come si fa
Come si fa a non prendere l'auto, attraversare la città ed arrivare sotto casa sua?
Come si fa a non passare a prendere le ciambelle calde strada facendo?
Come si fa a non mandarle un messaggio anziché suonare il campanello per evitare di svegliare il palazzo?
Come si fa a non sperare che senta il suono del messaggio?
Come si fa
Eppure basterebbe così poco...
La macchina, venti minuti di strada, fermarsi per le ciambelle, il telefono...e lì ci sarebbe Lei.
Avrei voglia di sentire la sua voce assonnata...
Avrei voglia di vedere il suo viso stupito...
Avrei voglia di vederla senza trucco, nella sua camicia da notte...
Avrei voglia di dirle "Mi faccio un caffè, perché quello che fai tu..." e vedere la smorfia sul suo viso...
Avrei voglia di dirle "Ti ho portato la colazione per quando sarai del tutto sveglia..." e vedere la smorfia che diventa un sorriso...
Avrei voglia di dirle "Non avevo sonno e mi piacerebbe passare la notte a guardarti mentre dormi..."
Avrei voglia di togliermi i vestiti e scaldarmi con il calore del suo corpo...
Avrei voglia di farla mettere a koala su di me...
Avrei voglia di metterle un braccio in torno al collo, spostarle i capelli e, grazie a quel filo di luce che filtra da fuori, guardare il suo viso stanco...
Avrei voglia di sentire il suo respiro mentre riprende sonno...
Avrei voglia di sentire il suo fianco mentre l'accarezzo...
Avrei voglia di sentire il suo sospiro mentre si calma, consapevole che non voglio possedere il suo corpo, ma solo la sua anima...
Avrei voglia di chiudere gli occhi e baciarle le labbra, senza sapere se sarà un bacio ricambiato...
Avrei voglia di addormentarmi con lei e sussurrarle "Non preoccuparti amore mio, andrà tutto bene..."
Avrei voglia, ma...
come si fa
 
 

venerdì 8 marzo 2013

Noi

Ci sono giorni che penso a quando tutto è iniziato, a quando due anime che vivevano in mondi completamente diversi e lontani, si sono incontrate...
È stata casualità, o forse ci ha messo lo zampino un'amica comune, inconscia di ciò che avrebbe creato la sua zampetta...
Si, opto per la seconda.
Le casualità non sono quasi mai tali, lo abbiamo detto fin dal primo momento... Le occasioni si creano, non capitano.
Eppure il caso ha voluto che tu fossi là, esattamente seduta di fronte a me, avresti potuto essere dalla parte opposta del tavolo e forse questa nostra strana storia non sarebbe mai nata...
Storia? Non so se si possa proprio definire tale.
Flirt? Nemmeno.
Amicizia? Non solo...
E allora? Allora non servono definizioni, mi basta sapere che ci sei tu, che ci sono io e che, per un attimo di vita, c'è stato un noi.
Noi che abbiamo condiviso racconti, canzoni, film, tempo, risate, lacrime, abbracci, baci, letto. Noi, che nel breve tempo che il fato ci ha concesso, abbiamo condiviso anche i pensieri.
Una condivisione senza fili, dove non servivano password di accesso, dove ogni pensiero passava direttamente da una mente all'altra, senza intermediari.
Questo siamo stati noi.
Ed ora?
Ora mi aggrappo ai ricordi, li stringo a me per non farli scappare.
Mi nutro di loro e mi nutro di ciò che è stato, sapendo che non sarà mai più, ma che un tempo...eravamo noi.

piccola_papera_HD